Una notte a Torino

Notturno. Il passeggio tra lampioni ed ostacoli: marciapiedi, cestini, impalcature. Eravamo in cinque alle tre e mezza del mattino. Tornando verso la nostra casa. Stavamo, percorsi dalle conversazioni, divisi in due piccoli gruppi: davanti in tre e dietro in due. C’erano anche due amici che non abitano qui, ma ospiti da noi quella notte. La via che arriva fino all’enorme portone scuro è un rettilineo percorso da tram e dal vento, che da un fiume arriva all’altro. C’erano delle persone all’altro estremo della via: un gruppo di ragazzi, rumorosi, ma non ricordo altro. Come un mucchio di figure nere transita accanto, così stavano loro. Dicono che ci superarono, ed io non ricordo, fino al punto in cui le urla mi fermarono, insieme al mio passeggero, la persona che con me percorreva la strada, dietro, un pò lontano, dal terzetto più avanti. Ci siamo girati ed il mucchio è diventato una raffica di pugni. Non ricordo il momento, ma la testa ha cominciato a bruciare e mi sono chinato. Poi delle persone nervose mi hanno pregato di sdraiarmi, bagnandomi il volto. Poi stringevo una mano e mi preoccupavo di far capire che ero lucido. Il mio compagno aveva il ghiaccio al labbro, ed anche uno di quelli che stavano avanti, tornato in soccorso, è stato colpito al collo, alla gamba e poco sopra l’occhio. Il mucchio s’era allontanato, senza troppa fretta. Un pezzo di cintura, dove si stringono i pantaloni, era rimasto accanto a noi.
Rughe