Le ultime dal portale

Qui in Spagna mi han chiesto dell’attentato. E mi è sembrata così strana quella parola. Davvero strana. Attentato. L’ho sentita in altri contesti che pure qui sono stati invocati per qualche istante: terrorismo estremista, pista anarchica, stragismo. Strage. Strategia della tensione. Quest’ultima mi fa più paura, forse perché la tensione non è una bomba che esplode, un istante di fuoco, è una scottatura continua, un capo sempre abbassato, e non solo per evitare le schegge. — Oh, è esplosa una bomba e ha ammazzato una ragazza di sedici anni. A brindisi. E non so quanti feriti. E tutti i politici e i vescovi e i capetti a fare il carosello; dicono: “chiaro colpo allo Stato”. E dove vedono lo Stato?, nei pezzi del corpo esplosi in aria o nel sangue della ragazzina e dei feriti? — In quali arzille testoline s’è creato il collegamento bombaIstitutoFemminile – colpoAlloStato?? I media italiani hanno i faretti puntati laggiù, le testate straniere ci dedicano almeno mezza paginetta, il portale di una testata locale risulta essere saturo di richieste e si blocca ad una pagina statica con due video dell’arrivo delle ambulanze e il link a facebook per rimanere aggiornati. Entrare in facebook è come sedersi su un baobab gremito di volatili: un cinquettio assordante. — A Bologna ho letto che alla fine del corteo improvvisato domenica sera s’è creato un momento di scambio in cui alcune persone hanno sfogato le proprie disperazioni. Disperazioni che concernevano problemi personali, legati al lavoro, al futuro, alla precarietà. Alcune lacrime. E nessuno che obiettava il fatto che si erano ritrovati per tutt’altro, per i fatti di Brindisi, per la legalità. Il fatto è che una tensione esiste, ma di tutt’altra specie. — Ogni ora cambia qualcosa nella corsa alla novità dell’esplosione: il video nuovo, la pista nuova, il testimone, l’indagato, il gruppo, il singolo. E si pensa alla mafia, agli anni ’70, alla follia. E ogni politico dice la sua parolina d’ordine: vergogna, nazisti, uniti, attacco. E ogni parola d’ordine chiama all’ordine. E la gente piange disordinatamente. E l’ordine, costruito e costruitosi sempre e incessantemente su sangue e corpi, fagociterà questo sangue e questi corpi, troverà la tensione adatta al nuovo equilibrio e sposserà nuovamente le esistenze.