Emotività randomiche. In breve.

Domenica 20 Maggio. Ora abbiamo l’identikit del bombarolo: “Circa 50-55 anni, con una giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica”. Da qui l’ipotesi più plausibile sarebbe il “gesto isolato”. Un uomo, un gesto, un gesto isolato. Non fa una piega: se A è uguale a B, B è uguale ad A. Ieri sera Mentana ha paventato anche l’ipotesi che possa essere stato fondamentalismo religioso. Mafia. Eccetera. Non mi ricordo che ore fossero, ma mi sono svegliata sentendo la voce di mio padre che diceva a mia madre: “Due bombe a Brindisi”.Un flash in testa mi ha detto: “Deja-vu, ancora Stragi“. Poi non ho pensato più a niente. Nella sospensione surreale ho sentito una forte accelerazione della storia in questi ultimi due giorni: la bomba, il terremoto, i grandi eventi, l’egocentrismo dei grandi eventi che si sovrappongono, si coprono l‘uno con l‘altro. Rumore sordo, rimbombo, ronzio, sibilo. Grande Puffo consiglia: tenere l’orecchio più teso, percepire il ronzio e il richiamo discreto del fischio più che il fastidioso rumore dello scoppio. Bòmbos. Bum!
Susanna Fucci

La mercificazione della macelleria mediatica

L’attentato di Brindisi è stata l’ennesima occasione per la stampa di mettere in moto là sua macelleria mediatica. C’è modo e modo di fare informazione e Mediaset si conferma regina per dare allo spettatore immagini che hanno un retrogusto di collezionismo morboso che sfiora il feticismo. Le fotografie di Melissa a tre anni o addirittura il video della sua prima comunione, condite dall’immancabile voce della giornalista di StudioAperto in grado solo di fare servizi tutti uguali conditi da immancabili cliché e frasi fatte, beh direi che forse è il caso di rivedere la professionalità di questi personaggi che si etichettano giornalisti e magari cacciarli dall’Ordine. Onestamente di un servizio del genere ne avrei fatto a meno. Mercificare sulla vita spezzata di una ragazza di 16 anni è solo l’ultimo caso del meccanismo bel oliato che Mediaset, ma anche altri, chiamano giornalismo. A me sembra più uno spettacolo trash che ben si integra nella macchina della Società dello Spettacolo debordiana e in quanto tale la soluzione non è il boicottaggio bensì l’annientamento di tale sistema disgustoso.
Matte

Le ultime dal portale

Qui in Spagna mi han chiesto dell’attentato. E mi è sembrata così strana quella parola. Davvero strana. Attentato. L’ho sentita in altri contesti che pure qui sono stati invocati per qualche istante: terrorismo estremista, pista anarchica, stragismo. Strage. Strategia della tensione. Quest’ultima mi fa più paura, forse perché la tensione non è una bomba che esplode, un istante di fuoco, è una scottatura continua, un capo sempre abbassato, e non solo per evitare le schegge. — Oh, è esplosa una bomba e ha ammazzato una ragazza di sedici anni. A brindisi. E non so quanti feriti. E tutti i politici e i vescovi e i capetti a fare il carosello; dicono: “chiaro colpo allo Stato”. E dove vedono lo Stato?, nei pezzi del corpo esplosi in aria o nel sangue della ragazzina e dei feriti? — In quali arzille testoline s’è creato il collegamento bombaIstitutoFemminile – colpoAlloStato?? I media italiani hanno i faretti puntati laggiù, le testate straniere ci dedicano almeno mezza paginetta, il portale di una testata locale risulta essere saturo di richieste e si blocca ad una pagina statica con due video dell’arrivo delle ambulanze e il link a facebook per rimanere aggiornati. Entrare in facebook è come sedersi su un baobab gremito di volatili: un cinquettio assordante. — A Bologna ho letto che alla fine del corteo improvvisato domenica sera s’è creato un momento di scambio in cui alcune persone hanno sfogato le proprie disperazioni. Disperazioni che concernevano problemi personali, legati al lavoro, al futuro, alla precarietà. Alcune lacrime. E nessuno che obiettava il fatto che si erano ritrovati per tutt’altro, per i fatti di Brindisi, per la legalità. Il fatto è che una tensione esiste, ma di tutt’altra specie. — Ogni ora cambia qualcosa nella corsa alla novità dell’esplosione: il video nuovo, la pista nuova, il testimone, l’indagato, il gruppo, il singolo. E si pensa alla mafia, agli anni ’70, alla follia. E ogni politico dice la sua parolina d’ordine: vergogna, nazisti, uniti, attacco. E ogni parola d’ordine chiama all’ordine. E la gente piange disordinatamente. E l’ordine, costruito e costruitosi sempre e incessantemente su sangue e corpi, fagociterà questo sangue e questi corpi, troverà la tensione adatta al nuovo equilibrio e sposserà nuovamente le esistenze.

…e la repressione s’intensificherà, e tutti dovremo accoglierla a braccia aperte

E’ dovere di tutti noi, oggi, stringerci intorno alle istituzioni e condannare ogni forma di estremismo portatore di stragi e attentati. E’ caldamente sconsigliato (e a rischio d’estremismo) accingersi a qualsiasi tipo di analisi dei fatti, escluse quelle che constatino la necessità di delegare allo Stato ogni decisione o azione da intraprendere. A Brindisi è avvenuto un attacco allo Stato e alle sue istituzioni, la ragazza morta viene dopo. Quello che conta adesso è la coesione nazionale, che impone di lasciar da parte per un po’ (il buon cittadino è colui che ci riuscirà per più tempo) ogni istanza di protesta, ogni motivazione che porti al dissenso, ogni azione che pretenda un cambiamento. Ciò che si richiede in questi giorni al buon cittadino è di ritirarsi nelle proprie case, di accendere il televisore e di affidarsi alle parole di chi, solo, ha licenza di decidere, in quanto rappresentante del potere e garante della sicurezza nazionale. Ora più che mai l’italiano medio deve prendere le distanze, così come a Brindisi dai mandanti della strage, anche in Val di Susa dai dimostranti che si oppongono ad un opera che, in questo tempo di crisi, arricchirebbe pochi imprenditori e molti mafiosi, coloro insomma che ancora ci permettono di andare avanti verso un avvenire più dorato (o, per meglio dire, una “alba dorata”). Solo così, solo reprimendo i terroristi del dissenso, in ogni luogo e in ogni sua forma, questo Paese potrà ritornare alla normalità. Alla normalità del ricco sempre più ricco e potente, e del povero sempre più povero e sottomesso, ma felice perché protetto dal ricco. D’altra parte, la repressione porta più sicurezza per tutti, e chi, sano di mente, riuscirebbe a rifiutare una simile promessa?
Chopin Hauer